Salari nel commercio al dettaglio: sospiro di sollievo in Austria, dimissioni in Italia

I recenti sviluppi nel settore imprenditoriale austriaco dimostrano l’esistenza di un efficace sistema di partenariato sociale che dovrebbe fungere da modello. Le negoziazioni sulla contrattazione collettiva che si sono concluse ieri, 27 dicembre 2023, hanno portato a un impressionante aumento salariale medio dell’8,4% per circa 430.000 dipendenti. Questo successo è un chiaro segno dell’efficacia del partenariato sociale austriaco, che si basa sull’uguaglianza e sul rispetto e produce soluzioni efficaci a vantaggio dei dipendenti.

Steve Boysen su Pixabay

I negoziati stagnanti in Italia: scenario di frustrazione

A differenza dell'Austria, l'Italia soffre di una situazione di stallo nei negoziati nel settore commerciale. Il segno più chiaro di questa stagnazione è l’enorme differenza dei salari minimi: mentre il salario minimo per i venditori a tempo pieno in Austria è salito a 2.124 euro, in Italia rimane a soli 1.648,75 euro per i venditori della quarta categoria. Questo differenziale salariale di 475,25 euro riflette non solo un divario economico ma anche diversi approcci alla politica del lavoro.

Frequenza delle trattative: annuale in Austria, sempre in Italia

Uno degli elementi chiave che spiega le differenze tra i due paesi è la frequenza delle negoziazioni salariali. I negoziati annuali dell'Austria consentono rapidi adeguamenti ai cambiamenti economici, il che è particolarmente importante in tempi di elevata inflazione. Ma in Italia, dove i contratti collettivi durano diversi anni, le trattative spesso si trascinano per anni, con conseguenti contratti obsoleti e la mancanza di modifiche tempestive.

Le sfide in Italia: richieste rigorose e cultura della negoziazione

In Italia le trattative diventano più difficili a causa delle rigide richieste dei datori di lavoro. Per aumenti salariali non definiti con precisione si impongono riduzioni della quattordicesima mensilità, riduzioni delle ore di lavoro libero e il congelamento o la mancata concessione in futuro dei premi di anzianità. Queste dure condizioni sono in netto contrasto con i negoziati equi e costruttivi in ​​Austria. Alex Perras, responsabile del trading presso ASGB, descrive queste richieste come “un tentativo inaccettabile di prendere dalla porta di servizio quel poco che viene offerto”.

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Prospettive future: l'Austria avanza contro la stagnazione dell'Italia

Il recente sciopero sindacale del 22 dicembre in Italia evidenzia la crescente ansia e insoddisfazione tra i lavoratori. Tuttavia, in Italia un accordo che soddisfi gli interessi dei dipendenti sembra irraggiungibile. Nel frattempo, i dipendenti austriaci del commercio al dettaglio possono aspettarsi aumenti salariali annuali che non solo compenseranno l’inflazione ma manterranno anche stabile il potere d’acquisto. Gli operai italiani, invece, devono fare i conti con la stagnazione dei salari e con la crescente erosione del loro potere d’acquisto, fenomeno particolarmente evidente nelle regioni più costose come l’Alto Adige.

L’Austria come modello di politica del lavoro efficace

L’Austria mostra come i negoziati annuali e una cultura del partenariato sociale possano promuovere politiche del lavoro equilibrate ed eque. D’altro canto, la situazione in Italia evidenzia gli effetti negativi di pratiche negoziali obsolete e di richieste rigorose da parte dei datori di lavoro. Queste contraddizioni evidenziano la necessità di aggiustamenti e riforme nelle politiche del lavoro per garantire condizioni eque e salari adeguati a tutti i lavoratori.

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