Recensione del film – Vietato ai cani e agli italiani

Uscita Alan Ogito Con “Divieti per cani e italiani” racconta una commovente storia di famiglia che si presenta in un formato cinematografico semplice ed efficace: puro divertimento!

Luigi Ughetto è nato in un piccolo villaggio tra le montagne italiane. Alla fine del XIX secolo ciò significava una vita di privazioni. Ecco perché si reca in Francia, sperando di trovare lavoro lì. Man mano che la storia procede – tra ritorni all'antica patria, amori e drammi – da questa situazione iniziale si svela la storia di una famiglia e la storia di un intero paese.

Al regista Alain Ogito piace dare al pubblico il tempo di godersi il suo lavoro. Nonostante abbia pubblicato “La Boule” nel 1985 e vinto un premio César per il miglior cortometraggio d'animazione quello stesso anno, è stato solo nel 2013 che si è avventurato nel suo primo lungometraggio con lo straordinario documentario d'animazione “Yasmine”. Sono passati dieci anni da allora – e ora è finalmente tornato per regalarci un altro momento di felicità emotiva.

Con i suoi sfondi, personaggi e animazioni, No Dogs and Italians si distingue per la sua apparente semplicità. Cartone, carbone, broccoli e zucchero si trasformano in case, montagne, foreste e neve: una serie di materiali semplici che riflettono contemporaneamente la dura quotidianità di un'epoca passata. In termini di struttura corporea, le bambole si differenziano principalmente per le divertenti variazioni dei capelli. È proprio questa sobrietà che permette al pubblico di godersi appieno la storia della famiglia Ughtetto.

Dai racconti dei suoi genitori, dai ricordi dei suoi cugini e dai racconti dei suoi fratelli, Alain Ogito sviluppa la vita di un nonno che non ha mai conosciuto. Per raccontare questa esistenza, entra in un dialogo immaginario con una bambola alta 23 cm, modellata sul modello di sua nonna Ceresa. La voce calda del regista la interroga e le dà informazioni. La mano in carne ed ossa di Ughetto trascende la barriera tra realtà e fantasia, creando un'intimità che abbraccia generazioni tra i personaggi.

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Il film non è solo una storia di famiglia, ma diventa un racconto toccante di un'intera generazione e dei disordini che sta attraversando il paese. Fame, miseria, fascismo: la durezza della vita quotidiana tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento contrasta con l'ottimismo di Luigi. Anche i momenti peggiori non vengono ignorati; La morte spesso colpisce in modo casuale e non risparmia nessuno. Questi drammi sono raccontati con delicata moderazione, il che li rende ancora più toccanti.

Una lezione sulla storia perduta, una riunione di famiglia e un dialogo intergenerazionale: “I cani proibiti e gli italiani” di Alan Oghetto è divertente e ha un solo inconveniente: richiede un po' più di tempo. Un film scioccante, meraviglioso e attraente!

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