Luigi Palmieri: Quando le scariche elettriche fecero tremare il Vesuvio

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Sulla montagna del vulcano Colate di lava solidificata si estendono sotto l’osservatorio, come mostrato in questa foto del 1890 circa. Il Vesuvio troneggia sopra l’edificio.

Realizzò le sue invenzioni più importanti nel suo primo anno come direttore dell’Osservatorio. In quel periodo il Vesuvio eruttava più frequentemente. Palmieri notò che l’eruzione fu preceduta da diversi piccoli terremoti. E così ha sviluppato un dispositivo che avrebbe dovuto rilevare qualsiasi terremoto, anche quelli molto deboli che le persone non riescono a rilevare. Il dispositivo di misurazione avrebbe dovuto registrare su carta la diffusione, l’intensità e la durata del terremoto e allo stesso tempo controllare altri dispositivi tramite telegrafo. Quello che Palmieri inventò fu il primo sismografo elettromagnetico che, a differenza di altri dispositivi del suo tempo, non era in grado di rilevare meccanicamente i terremoti.

Poiché l’Osservatorio Vesuviano non era collegato al mondo esterno tramite cavo telegrafico, Palmieri non ebbe altra scelta che esplorare il vulcano sul posto, impresa estremamente rischiosa. Quasi morì più volte sul Vesuvio. Intorno al 1859: mentre il vulcano eruttava, Palmieri e il suo custode camminarono lungo “un bellissimo fiume di fuoco”, come lo descrisse in seguito il fisico, fino a raggiungere la sorgente della colata di lava. Una volta lì, un piccolo cratere esplose all’improvviso: la lava si congelò nell’aria e cadde sui due uomini in frammenti di roccia. Allo stesso tempo, il vulcano tremò e il fumo fuoriuscì dal cratere. Alcune persone che hanno assistito allo scoppio lontano da Palmieri e dal direttore sono fuggite per mettersi in salvo. Erano convinti che i due dovessero essere morti. Ma miracolosamente sono sopravvissuti illesi all’incidente.

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Il re non aveva bisogno di un osservatorio

Ogni volta che il Vesuvio eruttava, Palmieri documentava dettagliatamente le sue osservazioni e misurazioni. In questo modo esaminò le eruzioni vulcaniche avvenute nel 1855, 1859, 1861, 1868 e tra il 1871 e il 1872. A differenza dei suoi colleghi, non prendeva appunti aneddotici e non si limitava a ripercorrere gli eventi a memoria.

Ma nel 1861 Palmieri rischiò di perdere il suo osservatorio. Non perché la lava abbia inghiottito l’edificio, ma perché l’Italia è diventata uno stato-nazione unificato, una monarchia parlamentare. Il re, che risiedeva lontano dal Vesuvio, in Piemonte, riteneva superfluo l’osservatorio. Fino a quando, nello stesso anno, il vulcano eruttò e distrusse una città vicina. La prima calamità naturale nella storia dell’Italia unita convinse il re a preservare l’istituto. Durante l’eruzione del 1861, Palmieri notò anche che il mare si ritirava dalla riva non solo a causa delle maree, ma anche perché il fondale si muoveva su e giù prima dell’eruzione.

© Museo Städel, Francoforte sul Meno, di proprietà di Städelscher Museums-Verein eV (dettaglio)

Immagine dell’eruzione Giorgio Sommer fotografò il Vesuvio in eruzione il 26 aprile 1872 da una barca ancorata nel Golfo di Napoli.

Secondo Ricciardi, Palmieri fu uno dei primi a costruire un moderno sistema sismologico. Costruì due sismometri elettromagnetici e ne collocò uno all’Osservatorio e l’altro all’Università di Napoli. Utilizzando un terzo dispositivo mobile, è stato poi in grado di utilizzare la triangolazione per determinare l’epicentro e la propagazione delle onde sismiche. Successivamente il Palmieri dotò le stazioni ferroviarie e la gendarmeria di apparecchiature sismiche e telegrafiche. In tal modo, ha dimostrato che per un monitoraggio efficace dei terremoti “è necessaria una rete di sensori”, afferma Ricciardi.

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Oracolo dell’osservatorio

Il sismografo di Palmieri trovò presto acquirenti in tutto il mondo. Il governo giapponese gli chiese di progettare vari modelli. Intanto anche le popolazioni ai piedi del Vesuvio erano più favorevoli al ricercatore. Tanto più che oggi Palmieri è in grado di prevedere un’eruzione con diverse ore di anticipo. Si diceva addirittura che avesse poteri predittivi.

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