La 26a sessione della Mostra fotografica di Parigi

L’inizio è sorprendente: la prima cosa che vedi è un muro di 15 fotografie in bianco e nero appese insieme, che creano una vista panoramica della valle di Bamyan in Afghanistan, famosa per la sua esplosione di enormi immagini scolpite nella roccia. Statue di Buddha realizzate da due studenti nel 2001. La serie di foto è stata scattata da Pascal Convert nel 2017 e le gallerie parigine RX e Slag le espongono nel loro padiglione comune per 265mila euro.

Un collezionista con una superficie murale molto ampia in casa dovrà abboccare all’esca. Il duo espositivo attirerà sicuramente l’attenzione di tutti i visitatori di questa 26a edizione della Paris Photo Trade Fair e, dopo aver contato 61.000 persone interessate a partecipare alla fiera l’anno scorso, i numeri non sono certamente da meno quest’anno. Soprattutto da quando il luogo dell’evento, il Grand Palais Éphémère, in linea d’aria diretta con la Torre Eiffel, ha preso sempre più agli occhi del pubblico il posto del Grand Palais vero e proprio, che sarà completamente rinnovato entro il prossimo anno.

Esiste un programma di supporto per le fotografe

L’unico inconveniente della sala temporanea, se presente, è lo spazio limitato a disposizione. Ce n’è abbastanza per 156 mostre e 191 espositori da 25 paesi, tra cui l’Italia, che questa volta con dodici iscrizioni ha messo in luce la gestione della mostra; Inoltre, come sempre, tanti espositori americani e tedeschi. Nel complesso, negli stand c’erano probabilmente più di mille fotografi, soprattutto fotografe, e il programma di finanziamento Elles, che è al suo quinto anno, potrebbe non essere stato del tutto assente.

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Lo Studio G/ di Bologna presenta le visioni italiane di Paola De Petri, che ricordano malinconicamente il cinema neorealista di 70 anni fa. Le immagini sensuali e provocatorie di diversi fotografi giapponesi, con le quali la Galerie Stieglitz 19 di Anversa riempie fino all’orlo il suo stand, sono invece dai colori vivaci. Jorge Marra di Buenos Aires presenta il lavoro realizzato dal duo di fotografi Ringel + Pitt in Migration, completato dal marito di Grete Stern (“Ringle”) Horacio Coppola, che, come entrambe le donne, studiò al Bauhaus con Walter Peterhans e con Grete Stern tornò a la sua nativa Argentina – un capitolo che non è stato ancora scoperto.

Navi da bagno sulla Senna del 1859

Gli espositori delle fiere non ricevono questo tipo di sguardo molto spesso. Hans B. Kraus di New York in particolare è uno degli Eckart più fedeli nella storia della fotografia, se non il più fedele, con opere di Gustave Le Gray (quasi invariate a $ 95.000), Anne Atkins e Julia Margaret Cameron, per citare alcuni… Le Gray, questa grande figura della storia della fotografia, può essere ammirato in numerose esposizioni con un’immagine ciascuna, come la Veduta della Senna con navi che bagnano del 1859 di Françoise Paviot di Parigi.

Grandi più giovani, in particolare William Klein, sono rappresentati più volte, ad esempio in Le Réverbère di Lione, dove le sue registrazioni di Tokyo corrispondono a quelle di Marc Ribaud, o in Polka di Parigi, dove partecipano Joel Meyerowitz e Sebastião Salgado. Con il famoso dipinto “Pedestrian Eye” di Otto Steinert del 1951, Kicken (Berlino) rende omaggio alla sede della fiera a Parigi, perché Steinert ha più volte testato lì i suoi ritratti (55.000 euro).

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Break dance davanti alle facciate assolute

E qual è lo stato non pacifico del mondo, che è stato ampiamente ignorato alla recente fiera? Non è un problema neanche questa volta. È stato un caso che alla Montrasio Arte di Milano mi sia imbattuto in un grande modello di Antonio Ottomanelli, che aveva già fotografato nella Striscia di Gaza nel 2012. Un’adolescente che balla breakdance davanti a facciate distrutte dai precedenti bombardamenti, simbolo potente di una vita sradicata da disperazione.

Il fatto che non ci si possa più fidare delle immagini è un’esperienza non solo degli eventi della recente guerra, ma di essi in particolare. A questo proposito si potrebbe pensare che la nuova divisione della fiera, Secteur Digital, possa dare un contributo. Ma le immagini digitali, servite in particolare da una forte presenza a Berlino con Photo Edition, Office Impart, Nome e Nagel Draxler, sono ancora troppo prese da se stesse e dalle loro tecnologie per avere qualcosa di esteticamente o anche solo cognitivamente significativo da dire.

Il futuro di Paris Photo non sarà comunque determinato dalla digitalizzazione. La reputazione della mostra (fino al 12 novembre) non può essere messa in discussione e, quando tornerà al Grand Palais l’anno prossimo, già questo porterà un nuovo numero record di visitatori.

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