“A chi ho dato il mio primo bacio?” Lui? Famosissimo (e insospettabile) – Libero Quatidian

Roberto Alesi

Betty Soldier, importante addetta stampa televisiva, mi chiama per un colloquio con uno dei suoi personaggi e dopo poco, giusto per un veloce saluto, aggiunge anche un numero Maria de Philippi, di cui Betty cura la comunicazione per le sue trasmissioni, da “Uomini e Donne” a “You Have Mail”, da “Amici” a “Tu si que vales”. Ci conosciamo da sempre perché lei è di Pavia e io sono imparentato con Altrepa Povese (mio padre era di Pameta e produceva vino e grano, e lei e suo fratello producono vino vicino al “mio” paese). Quindi abbiamo parlato anche della famiglia Ravitsa, i patroni Anabela, tre fratelli Sima, Gegia e Dado, che sono sempre stati miei amici. Mary ha anche letto un libro sulla vita del padre, Julian Ravitzche ho adorato, che parlava anche del suo rapimento e che ho scritto per lui nel 1990 quando ero appena agli inizi. E è iniziata un’intervista, che non è affatto un’intervista.

È solo una telefonata tra quasi paesani su fili di ricordi, non un incontro di un giornalista e una star della TV che ascolta, ma tra il ragazzo che ero e la ragazza che era lei quando non era a Pavia “La De Filippi”, ma è stato proprio “La Tata”, come si chiamava e ricordava quando era studentessa e girava per Pavia con la sua vespina bianca. Tata. Maria, lo sai che in quei giorni avevo uno scoop su di te? “Quale?”. Lo so al liceo avevi la rotazione Ricardo Ravitz, il figlio di Giuliano, che tutti a Pavia chiamano Dado. “È vero, Dado, dannazione, se ricordo bene, ero follemente innamorato, la sua famiglia era meravigliosa. Suo padre, Julian Ravitz, ha avuto molto successo con la fornace di Annabella, ma nessuno in casa, dai genitori ai tre figli, ce l’ha fatta, davvero la cosa migliore che hanno fatto è stata organizzare una tombola per Natale al ristorante con tutti i suoi amici. bel ragazzo. “Naturalmente. Avevo 14 anni, ero al liceo classico, lui era scienze, aveva 16. Ci siamo incontrati nella piazza dell’università, sotto le torri. E come oggi? ». È un bell’uomo sulla sessantina, ma sembra più giovane, in uniforme, sposato con Lavinia, un dottore, con bellissimi bambini. “Ricordo ancora il nostro bacio.” Dov’è? “Siamo andati in gita con la scuola per trascorrere quattro giorni sugli sci a Molveno, in Trentino, tutti in pullman”. Dado mi ricorda che era sempre malato, l’autobus soffriva. Di tanto in tanto l’autista si fermava e spiegava con voce spara: “Ravitsa sta vomitando!” Tutti lo prendevano in giro. “Ma all’epoca stava bene.” Un classico bacio alla fine dell’autobus sul divano dove c’era un infrarosso? – Certo, che tenerezza. Infinita tenerezza. Poi? “Vuoi sapere cosa ha fatto?” Dimmi. “Mi ha mollato!” Stavo molto male lì. ” Non era amore se lo fosse, forse oggi ti sposeresti e forse diventeresti una designer come Sima, la sorella di Dado. “Chissà, non è necessariamente così, forse sarei comunque felice.”

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