Per milioni di tedeschi, Totò Cutugno era l’emblema dell’italiano


Il cantante pop Toto Cutugno, morto all’età di 80 anni, ha lasciato un successo mondiale con “L’Italiano”. E molto di più.

Di cosa hai bisogno per un successo mondiale? Una melodia molto orecchiabile, una voce sonora e stereotipi o un gioco abile con essi. Chi sale su un taxi in qualsiasi parte del mondo e si mette a cantare “Lasciatemi cantare”, molto probabilmente riceverà la risposta dal tassista: “Con una chitarra in mano, lasciatemi cantare, sono italiano”.

Totò Cutugno pubblicò la sua hit “L’Italiano” nel 1983. Il cantante italiano è morto martedì a Milano all’età di 80 anni dopo una lunga malattia. era quello Italia agli inizi degli anni ’80, in cui Cutugno, originario di Carrara in Toscana e cresciuto a La Spezia in Liguria, collocava “L’Italiano”. Che l’Italia, dopo anni di sconsiderata espansione, stava lentamente facendo i conti con se stessa e con qualche crisi. I tedeschi erano già diventati ospiti abituali nel Chianti, a Terracina o sull’Adriatico e presto canticchiarono “Lasciatemi cantare” almeno con la stessa allegria dei connazionali di Cutugno.

Nella hit “L’Italiano” di Totò Cutugno si cantano anche gli “spaghetti al dente”

Cutugno stava forse prendendo in giro se stesso e la sua nazione mentre cantava una banalità dopo l’altra? “Spaghetti al dente” compare nella hit, il “caffè ristretto”, gli “occhi pieni di malinconia” di una certa Maria. L’importante è lasciare che il “vero italiano” canti con la chitarra in mano, è la conclusione del ritornello. Nel video musicale del 1983, il riccio Cutugno si lascia addirittura servire un piatto di spaghetti da una bella cameriera e poi audacemente (e per gli standard odierni fuori luogo) le pizzica il mento. Il tavolo del ristorante è stracolmo di grissini.

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Toto Cutugno ad un concerto a Kiev nel 2017.

Foto: Pacific Press, dpa

Cutugno, che prende il cognome dal padre siciliano e si chiamava Salvatore, si è fatto strada con il canto nell’immaginario collettivo degli anni ’80 e ’90. Da lui è venuta solo la melodia de “L’Italiano”, il testo accattivante è stato scritto da Cristiano Minellono. È anche una coincidenza che Adriano Celentano, l’altro bardo italiano di successo (“Azzurro”), non abbia canticchiato la canzone. In realtà era destinata a Celentano, ma lui rifiutò la canzone.

Totò Cutugno non era certo un figo, ma in qualche modo c’era sempre

“Non è affatto bello, ma sono stati venduti milioni di dischi che nessuno ha ammesso di aver sentito”, scrive Corriere della Sera. Cutugno non era certo un figo, ma in qualche modo era sempre lì. Sulla spiaggia, al bar, alla televisione italiana come conduttrice del programma “Domenica In”, al festival di Sanremo con 15 partecipanti, alla radio da Brema a Bologna. Nel 1990 vinse l’Eurovision Song Contest (ESC) con un inno (“Insieme”) alla neonata UE e divenne famoso in tutta Europa. In Germania “Insieme” è rimasto in classifica per 20 settimane.

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Cutugno iniziò a suonare alle scuole elementari e il padre lo portò con sé a suonare il tamburello nella banda musicale della Spezia. Ha iniziato la sua carriera come batterista, nel 1978 ha iniziato la sua carriera da solista. Nel 1980 vince il festival nazionale della hit di San Remo con “Solo noi”. Quando la sua popolarità diminuì nuovamente alla fine degli anni ’90, furono i paesi dell’ex blocco orientale a continuare a corteggiare Cutugno. Sanremo è stato uno dei pochi festival musicali di cui i regimi comunisti avevano consentito la trasmissione. Nel 2006 Cutugno ha pubblicato il suo ultimo album. La sua salute è peggiorata rapidamente negli ultimi anni. Sarà sepolto questo giovedì a Milano.

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