Ora le autorità fiscali stanno congelando il cibo da asporto

L’Agenzia delle Entrate ha deciso: senza una riduzione del 10 per cento dell’IVA, di solito si applica a ristoranti, cibo da asporto o consegna. Le cene a casa, comprese quelle ordinate con il supporto di siti o app per smartphone, dovrebbero essere tassate come merce. Sì, in alcuni casi il tasso abituale è del 22%.

Sembra essere un incentivo a riunirsi in bar e ristoranti. O la tenacia verso un settore così necessario in questa fase difficile a causa della pandemia e della chiusura forzata, nota Enrico Zanetti, commercialista ed ex viceministro dell’Economia. I media della categoria Eutekne.info hanno risposto ad una delibera appena pubblicata dall’Agenzia delle Entrate, secondo la quale la vendita di cibo da asporto, in assenza di servizi di supporto alla vendita, non può essere classificata come “forniture soggette ad aliquota IVA ridotta”.

In altre parole, se viene pagata un’aliquota fiscale del 10% sul cibo consumato al tavolo del ristorante, l’aliquota specifica per ogni prodotto dovrebbe applicarsi a quelli consegnati a casa o da asporto. Anche se usi l’app. La differenza sta nel servizio che esiste nel caso dei ristoranti, ma che il servizio budget non riconosce nel caso della consegna.

“Qui stiamo pagando la negligenza politica del ministero dell’Economia e la stupidità tecnica dell’Agenzia, che sta giocando, stuzzicando la pelle di un settore già in ginocchio”, ha commentato lo stesso Zanetti. Il ministero, presieduto da Roberto Gualtieri, in risposta ad un quesito in merito, ha prestato garanzie al regime IVA per le forniture. L’agenzia ha negato il dicastero. Per fare questo, spera Zanetti, ora abbiamo bisogno di una “norma di interpretazione autentica. Altrimenti, per fare una figura politica effimera, i contribuenti interessati alle denunce dell’agenzia che la pensano diversamente vengono lasciati consapevolmente “.

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Il governo sta combattendo un altro decreto sulle bevande analcoliche e sta esaminando misure alternative adottate negli ultimi otto mesi. Il decreto sui prodotti rinfrescanti, che comprende tutte le prime quattro misure di emergenza e costa complessivamente 20 miliardi, è a una svolta. Si è votato il voto di fiducia, chiesto ieri pomeriggio dal governo per emendare il maxi. L’ultima approvazione sarà poi lasciata alla Camera fino al 27 dicembre.

Tra i nodi aperti della legge di bilancio che sono ancora allo studio in commissione Bilancio della Camera c’è il licenziamento dei lavoratori autonomi. Camila D’Alessandro, deputato di Italia Viva, prima firmataria dell’emendamento sulla questione, ha avvertito: senza la creazione di un fondo speciale, l’ammortizzatore per i lavoratori autonomi sarà finanziato solo con detrazioni. E le risorse non saranno sufficienti.

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