S&P sta migliorando la sua visione dell’Italia. L’avvertimento sulla crescita è l’economia

Standard & Poor’s migliora l’outlook dell’Italia portandolo da “stabile a negativo” e mantiene il merito di credito di BBB allontanando i timori di spazzatura speculativa. Secondo l’agenzia, infatti, nonostante l’incertezza, sono state prese misure economiche per contrastare la crisi L’Italia, la Bce e l’Unione Europea “offrono alle autorità italiane l’opportunità di riprendere la crescita economica e annullare il deterioramento dei risultati. MA “MA resta l’ansia di crescita, con l’UPB che avverte di un” futuro che dipende dagli effetti della seconda ondata “, ancor prima di blocchi e coprifuoco locali: tant’è che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è sotto l’intervento totale di 100 miliardi euro, afferma: “Il governo continuerà a sostenere l’economia anche con nuove misure per tutti coloro che portano il peso” della ripresa dei contagi. – si legge nella nota sulla congiuntura economica – l’incidenza del focolaio sulla valutazione “appena positiva” del quarto trimestre porta inevitabilmente a un segno meno: si può passare “da circa tre punti percentuali, in uno scenario meno sfavorevole, a otto punti nello scenario più sfavorevole. Il PIL entro il 2020 perderà di uno o due punti percentuali aggiuntivi e “l’effetto sarà maggiore sulla variazione dei tassi di interesse nel 2023”.

L’UPB non ne parla, ma tra le righe del dibattito delle ultime settimane c’è il rischio che a volte si pone. Una doppia recessione, come durante la grande crisi finanziaria. Se si concretizza questo rischio, potrebbe fare un rimbalzo nel terzo trimestre (+ 12% secondo l’UPB) dei mesi estivi, in cui molti hanno guardato al mondo del tunnel: un beffardo fuoco di paglia. E un quarto trimestre negativo avrebbe il classico “effetto di riporto” per l’intero anno. Le stime di Nadef oscillano del + 6%. Mettere in discussione il quadro dei conti pubblici, con l’UPB, che in precedenza si aspettava un debito del 160%. E responsabilizzare il dibattito europeo, che riemerge l’idea non solo di un nuovo intervento della Bce a dicembre (ora è ovvio). Ma anche il rafforzamento, forse permanente, del fondo di recupero, che è in ritardo per i negoziati, questa volta tra Parlamento europeo e Consiglio, che Gualtieri si dice fiducioso possa essere chiuso presto. Inoltre, lo shock della seconda ondata è diffuso in tutta Europa. L’indice delle PMI della zona euro è tornato a concentrarsi sulla riduzione dell’attività economica (ossia inferiore a 50) a 49,4. Solo la Germania, legata al ciclo economico cinese, si distingue positivamente: la produzione di IUM ha raggiunto il picco in due anni e mezzo. Ma l’Italia, al contrario, dopo la “botta” di primavera e costruttivamente nel gesso esce tra i Paesi più colpiti. Con due cifre – un calo del 70% del traffico aereo a settembre e un nuovo calo del traffico dopo la ripresa estiva – che effettivamente fotografano il futuro, che dipende dall’andamento del contagio. Tutto, avverte l’UPB, dipenderà “in buona parte dallo sviluppo dell’epidemia, che nelle ultime settimane ha cominciato a diffondersi rapidamente in Italia”. A rischio di farci rimpiangere di non aver fatto investimenti davvero rilevanti nei mesi in cui la pandemia ha indebolito le impronte, le strutture territoriali del sistema sanitario, la rete domiciliare dei malati.

READ  Alla scoperta dell’Occhio di Falco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto