“Paulo Conte – Via con me”

“Paolo Conte è un gentiluomo, quasi il principe della scena musicale italiana”, quando l’attore e regista Roberto Benigni pensa a Paolo Conte, ne va in estasi. Ma Benigni non è l’unico ad essersi inchinato all’84enne piemontese nel documentario “Paolo Conte – Via con me”.

Quelli che onorano i grandi dello spettacolo come Pupi Avati, Renzo Arbore e Jovanotti, particolarmente conosciuti in Italia, vanno da star internazionali come Isabella Rossellini e Jane Birkin. Ma non li avrebbe scelti per il loro risalto, secondo il regista Giorgio Verdelli, ma perché hanno avuto un impatto sulla vita di Paolo Conte.

Svolta professionale nel 1979

Con poche eccezioni, il film non sa esattamente come sia l’effetto. Il regista Verdelli si sofferma sulla vita artistica di Paolo Conte. La sua svolta nella carriera arrivò nel 1979 con l’album e la canzone “Gelato al Limon”.

Molto prima, come rivela il film, negli anni ’60 lavorava già come fornitore di successo, ad esempio per Adriano Celentano. Come una sorta di sfida, ha scritto canzoni per gli altri, dice Paolo Conte nelle attuali clip di intervista del film, che il regista Verdelli non è d’accordo con il materiale storico dell’intervista, la scarsità della televisione italiana dell’era in bianco e nero e molti brani musicali.

Paulo Conte Hetparad

Giorgio Verdelli rimane lontano dalla vita privata di Paolo Conte, salvo alcuni aneddoti della sua giovinezza, e non vengono citati i dubbi primari di Conte sul suo lavoro come Cantor nei primi anni ’70. “La cosa non mi interessa per niente, quello che conta è come nascono le canzoni di Conte”, dice con forza il regista Verdelli.

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Se si scacciano i tanti riti verbali di ammirazione e l’aura che aleggia su tutto il film, ci sarà comunque un concerto coinvolgente, una sorta di parata di Paolo Conte, dall’inizio ad oggi.

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