La nuova serratura è solo il 9 novembre

Roma – Covid, i dati sui nuovi casi positivi superano un altro traguardo psicologico – 30mila, la percentuale di strisci è ben superiore al 10 per cento ed è allarmante. L’RT (indice di trasmissione, che misura il tasso di epidemia e che dovrebbe rimanere al di sotto di 1), è peggiore del previsto e oscilla tra un minimo di 1,49 e una media di 1,7. Tutte le regioni sono sopra 1, anche Lombardia e Piemonte sono rispettivamente 2,16 e 2,09, Bolzano – 1,96, Molise – 1,86, Valle d’Aosta – 1,89. Lazio a 1.51. In 11 regioni c’è un alto rischio di trasmissione incontrollata.

In questo scenario allarmante ci sono diversi timidi segnali che ci spingono a rallentare una decisione che porta al blocco immediato. Innanzitutto i dati del report settimanale non registrano ancora l’effetto dell’ultima spremitura di Dpcm sabato scorso. Inoltre, i dati giornalieri di ieri sono pessimi, ma non così male come ci si potrebbe aspettare: una settimana fa il numero di casi positivi è costantemente raddoppiato, in due o tre giorni l’aumento è stato di circa il 60-70 per cento. Oggi potevamo aspettarci almeno 36-37mila casi, invece sono stati 31.084: tanti, ma meno che nel peggiore dei casi.

Ci sono anche tanti decessi – 199 – ma comunque non c’è aumento, che viaggia in proporzione al numero dei casi, anche se va sempre ricordato che prima aumenta la situazione positiva, poi i ricoveri e infine la mortalità. Tuttavia, rimangono un dato di fatto. Con RT a 1.7 ci troviamo alle porte dello scenario 4: se verrà confermato la prossima settimana, sarà necessaria un’azione drastica. “Va notato”, affermano gli esperti, “che in alcune regioni italiane il transfer rate è già compatibile con lo scenario 4 con il rischio di fornire servizi medici a breve termine”. Il governo è ancora in attesa. Giuseppe Conte resta in una posizione di attesa. “Dobbiamo prima valutare attentamente le conseguenze delle misure prese con il Dpcm domenica scorsa, e liberarci delle conseguenze nell’opinione pubblica … La decisione di inasprire ulteriormente non rispetterà i principi di gradualità e progressività finora”, ha detto il presidente del Consiglio. Ministro. Le scorte del Consiglio dei ministri a chi si era allarmato gli chiedevano cosa avesse intenzione di fare.

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Luce di blocco Il
Ciò significa che se la situazione dovesse peggiorare, il governo valuterà la nuova repressione esattamente quindici giorni dopo il decreto del presidente del Consiglio del 24 ottobre: ​​7 novembre, per imporre ulteriori restrizioni da lunedì 9. In ogni caso, se l’andamento dell’epidemia dovesse continuare a peggiorare, se l’interruzione di 18 bar e ristoranti, la chiusura di palestre, manifestazioni sportive, musei, cinema e teatri non avessero avuto gli effetti sperati, si andrà al blocco della luce sul modello francese. Imprese, fabbriche e uffici rimarranno aperti, ma tutti dovranno restare a casa. Chiudono anche i negozi (eccetto quelli alimentari) e si può solo uscire per lavoro, fare la spesa, per motivi medici e accompagnare i bambini alla scuola elementare o all’asilo (c’è chi richiede l’uscita dalla scuola media). Quasi certa anche la chiusura dei confini regionali, in quanto nei prossimi giorni sono molto probabili i blocchi locali operati per decisione delle regioni.

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