Covid, perché l’Italia non è un modello di gestione della pandemia – Corriere.it

Nella classifica dei peggiori paesi in termini di risultati economici e sociali nella lotta alla pandemia, l’Italia è al quarto posto quasi in bilico con il Regno Unito, preceduta da Spagna e Belgio; fatta eccezione per il modello italiano, che verrà esportato e copiato in tutto il mondo. E invece di trasformare la sfortuna della prima persona che ha affrontato il coronavirus nel poter preparare difese e contromisure per la più che prevedibile seconda ondata (che forse è solo il recupero della prima ondata), ha perso sette mesi preziosi.

Ce l’ha fatta scarseggia la spesa pubblica per il welfare, tanti bonus, 30 miliardi di licenziamenti e vari sostegni ma poco per trasporto,, solo sussidi a taxi, bus turistici e NCC, ma zero accordi li faranno funzionare; piccolo per scuola, solo porti patetici e nessun accordo con strutture come le scuole dei pari per decongestionare i flussi studenteschi, soprattutto al di fuori delle scuole stesse; molto poco per gestione della salute che ha visto pochi miglioramenti per i letti, rianimazione, personale, tamponi e vaccini antinfluenzali; solo file in veranda e pronto soccorso. Nessun piano di ripresa per il Paese, solo Stati generali, sussidi a tutti, inclusi criminali e falsamente poveri (vedi reddito di cittadinanza).

Per dare sostanza a queste osservazioni, abbiamo cercato qualche conferma nelle cifre analisi della situazione di 29 paesi e enfasi su quattro parametri: a) il numero di morti ogni 100mila abitanti; b) perdite di PIL causate dalla pandemia, ma soprattutto da misure prese da diversi governi; c) il deficit di bilancio del 2020, che dipende da minori entrate fiscali e previdenziali e maggiori spese sostenute dallo Stato con diverse variazioni di bilancio e misure legislative; d), infine, la previsione del rapporto tra debito pubblico e PIL a fine 2020. A ciascuno di essi quattro parametri è stato assegnato un peso, che poi dipende dal paese a seconda del livello medio del gruppo. Il ragionamento è semplice: se ci fossero molti decessi nel Paese, ma allo stesso tempo avrebbe avuto anche un forte calo del prodotto interno lordo, perché invece di avere una buona organizzazione sanitaria, la maggior parte delle attività viene chiusa e allo stesso tempo si ottiene un grande deficit di bilancio un aumento significativo del debito pubblico rispetto al PIL significa che questo paese ha implementato strategie sbagliate; Più alto è l’indice generale degli indicatori, peggiore è il governo di questo paese.

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E l’Italia, come già detto, non brilla: sempre tra i peggiori; siamo al di sopra dell’evasione fiscale, della durata della giustizia, della spesa pubblica e dell’economia sommersa e siamo sempre impegnati per lo sviluppo, l’occupazione e la produttività.E anche la nostra valutazione conferma la situazione. Secondo il primo indicatore (il numero di morti ogni 100mila abitanti), l’Italia, sulla base dei nostri dati della Johns Hopkins University al 18 novembre 2020, si colloca al settimo posto con 75,68 morti contro quasi 128 in Belgio. 88 dalla Spagna, 80 dall’Argentina e dal Brasile (79,25) e circa 78 dal Regno Unito e dal Messico. Se consideriamo che i costi della protezione sociale in Italia sono molto più alti che in Belgio e Spagna, e molto più alti che in altri paesi che ci precedono in classifica, capiamo che questo non è un buon posizionamento e che siamo i peggiori dei paesi con alti costi di welfare.

Per quanto riguarda il secondo indice, la previsione della variazione del PIL alla fine del 2020 sulla base delle stime del FMI, il bel paese è al quarto posto con meno 10,65%, preceduta dalla Spagna con -12,83%, Iraq (-12,06%) e Argentina (-11,78%); anche in questo caso non una buona valutazione, vista la plurifalite dell’Argentina e l’Iraq sicuramente sottosviluppato. Il terzo indice si riferisce al deficit di bilancio 2020 derivante dall’elaborazione dei dati del FMI; in questa classifica l’Italia con -12,98% si colloca al nono posto, davanti a Canada (-19,92%), Stati Uniti (-18,72%), Iraq, Brasile, Gran Bretagna, Giappone, Spagna e India (-13%); Gli Stati Uniti, che sono all’ottavo posto per numero di morti, sono al ventiduesimo in termini di perdite di PIL, il Canada – rispettivamente sedicesimo e dodicesimo, mentre il resto dei paesi sono sempre tra i peggiori.

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Infine, il quarto parametro è rappresentato dal rapporto debito / PIL nelle previsioni di fine 2020; in questa classifica siamo al secondo posto con il 161,8%, preceduto dal Giappone con un irraggiungibile 266,2%, seguito dagli Stati Uniti con il 131,2%. Non c’è la Grecia in classifica, che andrebbe al secondo posto con il 214%, e gli Stati Uniti sono stati preceduti dal Portogallo con il 150%, ma la classifica finale dell’Italia è rimasta la stessa. Cosa dire: vista anche dall’America, la situazione italiana è brutta e l’Italia non è un modello considerato dal governo; anche rispetto a Germania e Svezia, che nonostante le misure di controllo delle infezioni lievi hanno meno vittime di noi.

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