Commenta | Il caso di Patty insegna: attenzione allo “ius culturae”

In materia come la concessione della cittadinanza agli immigrati legalmente residenti in Italia, è bene agire con generosità, avendo il coraggio di scommettere sul futuro. Se non vogliamo che il nostro Paese scompaia, abbiamo bisogno di nuovi italiani. Ma i criteri di concessione devono prendere una lezione dalla realtà. Per quanto riguarda, ad esempio, il cosiddetto ius culturae – ovvero la proposta di concedere la cittadinanza italiana a tutti i giovani stranieri unicamente sulla base della frequenza scolastica – sarebbe sciocco non considerare quanto appena accaduto in Francia. Mi riferisco all’orribile capo dell’insegnante terrorista islamico Samuel Petty, la cui unica colpa è stata quella di aver mostrato alcune caricature di Maometto in classe come parte di una lezione di libertà di parola.

I meccanismi dell’attacco hanno dettagli cauti: il doppio ruolo dei professori professori islamici. La prima, in realtà, è una studentessa che condanna la lezione di contenuto familiare (ovviamente per la sua scandalosa) lezione che ha frequentato. Da qui il mezzo della mobilitazione islamista. Infine, poiché il terrorista ha deciso di uccidere l’uomo, ma non lo ha mai visto e quindi non ha potuto riconoscerlo, viene sempre affrontato da due studenti di Samuel Patty, i quali sanno bene – come sembrano aver scoperto gli investigatori – che l’uomo è lì, insegnare a un insegnante povero.

Come possiamo vedere, le cose sono molto più complicate in queste questioni di quanto la nostra mentalità di illuminazione ci faccia credere: forse un ragazzo immerso in un ambiente contaminato dal fanatismo religioso non basta per frequentare un ciclo scolastico per essere considerato libero da influenze perverse. Forse anche guardare la sua famiglia prima di dargli la cittadinanza non farà male.

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22 ottobre 2020, 20:54 – modifica il 22 ottobre 2020 | 20:55

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